2-3-4-5 aprile / Salerno
Istituto Comprensivo Statale “Gennaro Barra”
E si riparte, lasciamo Scanzano, lasciamo ancora una volta i volti e le parole delle persone incontrate, l’energia chiassosa, l’entusiasmo travolgente e gli abbracci sinceri dei bambini della scuola.
Gli sguardi curiosi e l’ospitalità di una comunità che ha visto e vissuto l’invasione tutt’altro che tiepida della Banda Riciclante.
Iniziamo il nostro personale “Basilicata Coast to Coast” che ci porta dal Mar Ionio al Tirreno passando per un meraviglioso entroterra Lucano che si accende dei colori del tramonto.
Il bello di un Tour è vivere nella dimensione del viaggio che ci cambia continuamente gli scenari e ci fa vivere nuove situazioni in contrasto con quelle precedentemente vissute. Capita di incontrare persone che per stile e visione di vita hanno pochissimo in comune con quelle da poco lasciate ed è così che, passati da un paese circondato da agrumeti e coltivazioni di fragole che arrivano a lambire una spiaggia kilometrica di piccole dune solcate da migliaia di piantine verdi dai fiorellini fuxia, arriviamo alla nostra nuova meta, una grande città, moderna, ma dal cuore antico e brulicante.
Giovane e viva con i suoi locali aperti quasi 24 ore, trafficata e caotica nelle ore di punta e del passeggio serale.
Questo è stato l’impatto con Salerno che si estende sul mare e di cui l’urbanizzazione ha lasciato ai cittadini una striscia di spiaggia sabbiosa così limitata che vista con alle spalle la città fa l’effetto di un piccolo orto recintato ai piedi di una grande catena montuosa.
Più di un giorno di riposo
Arrivati il sabato sera che faceva ormai buio e posati i bagagli nel nostro alloggio, io Michele/MikMac insieme a Mario/Akisum, Agata/Vegas, Arianna/Voda e Andrea Floppy/Maxus ci siamo precipitati in strada sotto al nostro minihotel per rifocillarci.
Al ristorante “Morsi” ci hanno accolto molto bene, avevano preparato per noi un sorridente cameriere, un pianista discreto e un paio di tavolate di bambini oltre a del buon cibo.
Giusto il tempo di mangiare e il “pianista discreto” che fino a quel momento aveva suonato motivi e melodie perfette per un relax a tavola, cambia repentinamente repertorio, attacca un accompagnamento ritmico e comincia a cantare. L’ambiente si scalda, c’è già chi balla e Maxus e Voda li seguono senza farsi pregare.
Ma se due Supereroi si mettono a ballare il paragone con i semplici mortali non regge, in meno di due minuti le due tavolate di bambini si erano già composte in una fila a pochi passi dal nostro tavolo, tutti fermi in piedi , attenti con gli occhi da gufo, erano letteralmente ipnotizzati dalle evoluzioni della “super danza”. Li avevamo catturati e al solo guardarli un pensiero spontaneo e corale ci è uscito: “pronti per un laboratorio?”
La domenica presto c’è chi ci lascia chiamato da necessari lavori umani e per non dare nell’occhio prende un treno per Bologna anziché andarci volando. Rimaniamo io (MikMac) e Vegas, pensiamo subito di volerci godere un po’ di relax Salernitano ma dopo pochi minuti siamo già attivi e ci ricordiamo che un Supereroe non riposa mai e nei nostri due giorni di pausa cerchiamo e vaghiamo tra magazzini aperti per acquistare materiali mancanti, tentiamo un disperato sopralluogo alla spiaggia per capire l’ubicazione, la morfologia e le problematiche ma veniamo fagocitati da un traffico frenetico che ci tiene prigionieri dell’auto per ore in code immobili e ci regalerà un paio di mesi più tardi anche una bella multa.
Lavoriamo manualmente anche e produciamo elementi scenografici in giunco per raccogliere e differenziare ed infine esporre i rifiuti che troveranno i ragazzi.
Ci tuffiamo nella burocrazia degli uffici e dei permessi per per accedere nelle zone urbane a traffico limitato con i nostri potentissimi mezzi e naturalmente ci presentiamo alla scuola per conoscere e discutere con insegnanti e una motivatissima ed entusiasta dirigente, i tempi, i modi e la dislocazione di laboratori e attività dei giorni successivi.
Per ultimo ci occupiamo dell’accoglienza di altri amici e supereroi come noi che giungono in aiuto arrivando su treni coi loro bagagli da luoghi distanti.
Ma a prenderci tempo e mettere a dura prova la nostra riserva di energie è come sempre la ricerca del cibo più adatto per tutti.
Fammi vedere i tuoi rifiuti e ti dirò chi sei
Se dovessimo fare un elenco di tutte le cose e i generi “rifiutati” che abbiamo trovato sulle spiagge potremmo sicuramente riuscire ad indovinare usi, costumi, attività professionali e sopratutto negligenze della gente dei luoghi visitati.
Il mare, lo sappiamo, è molto accogliente e generoso a tal punto che anche dopo tanto tempo ci riconsegna ciò che noi gli abbiamo incautamente “affidato” facendocelo ritrovare sulle spiagge.
A Salerno abbiamo fatto i conti con una situazione non ancora incontrata e decisamente anomala rispetto a ciò detto sopra.
Dal mare, infatti, sulla spiaggia ben poco arrivava ma in compenso i rifiuti individuati erano in maggior parte rifiuti urbani che provenivano dalla terraferma e dalle sue attività, da cestini debordanti e non svuotati che aiutati da una folata di vento disperdevano carte e plastiche, dalle attività commerciali poco distanti e dal passeggio dei cittadini che godendosi un gelato o una birra al mare lasciavano incarti, cucchiaini, bussolotti e bottigliette, da padroni molto “distratti” di cani che dimenticavano di raccogliere le loro deiezioni e perfino da focosi amanti che avevano deciso di avere il mare come complice e testimone dei loro amplessi.
Al confronto i coloratissimi e pericolosissimi tubolari di retina plastica e le micidiali lenze trasparenti dei pescatori di Termoli e Bari sembravano quasi reperti “romantici”, parlavano sicuramente di sfruttamento e incuria ma anche di lavoro e fatica.
Questi solamente di un chiaro distacco e disinteresse per una meraviglia come il mare e di un piccolo e prezioso fazzoletto di spiaggia che aveva il demerito di resistere in mezzo a macchine, strade, a un’irresistibile offerta di negozi e ristoranti e al riflesso delle ammalianti luci di una grande città.
Neanche gli sforzi degli instancabili volontari incontrati, che quotidianamente scendevano a ripulire dai “regali” lasciati da una nottata di bagordi dei frequentatori, riuscivano a garantire un livello accettabile alla spiaggia che avesse durata di più di qualche ora.
In casi come questi capiamo ancora meglio come sia urgente, utile e necessario lavorare coi bambini e ragazzi perché lo slogan urlato “lotta al piccolo rifiuto” diventi veramente qualcosa da comprendere, tenere e scolpire dentro di loro.
Per loro che saranno gli adulti di domani, per loro che già mangiano il gelato passeggiando sulla spiaggia magari portando il cane a giocare e fare una corsa sulla sabbia, che godranno di serate tra amici, chiacchiere e birre col sottofondo del suono della risacca e vedranno nascere un amore mentre il sole muore nel mare.
Forza e potenza dei bambini
E così iniziamo, ci siamo ed è sempre emozionante attendere i ragazzi e vederli arrivare in spiaggia, una, due, tre, quattro classi, 10, 30, 60, 90 bambini curiosi che in definitiva non sanno chi sei e che cosa dirai.
E tu che ormai ti appresti a parlare a loro e hai già ripetuto la parte diverse volte sai che devi stare attento perché son tutti diversi.
Hai già visto tanto quelli attenti e rapiti, zitti e immobili ad ascoltarti che faranno tutto quello che dici tu ma anche quelli con l’insofferenza e l’aria di sfida che ti guardano scuotendo il capo che ti ridono in faccia che disturbano che ti parlano sopra o addirittura ti voltano le spalle.
Hanno con loro l’ impazienza e ti ricordano di non dilungarti troppo perché non vedono l’ora di disperdersi e cercare oppure di sparire per riuscire a non fare nulla e godersi un paio d’ore di aria e libertà al mare.
Ma poi alla fine la magia si compie sempre e se proprio non nasce il primo giorno avviene nei giorni seguenti.
La sorpresa di scoprire e toccare la scultura finita fatta coi rifiuti raccolti il giorno prima in spiaggia già gli fa capire che siamo qui con loro per fare concretamente e non siamo solo chiacchiere e retorica.
Vedere e usare le macchine, comprendere come si ricicla la plastica e apprenderne giocando gli irripetibili nomi è per loro molto importante, è comunque un tuffo in una cosa “dei grandi”.
Si lavora così insieme per capire che da soli possiamo anche fare ma insieme siamo imbattibili e lo si scopre in un coinvolgente ed emozionante esercizio di formazione attoriale o ci si sente assolutamente necessari nello scandire il ritmo in un gruppo di chiassosi e inusuali strumenti riciclati.
Si finisce per scoprirsi creativi a costruire un personalissimo oggetto, costume, strumento con qualcosa che fino al giorno prima si pensava non avesse valore e il cui unico interesse rimaneva nel gettarlo quanto prima nella spazzatura.
Anche chi è stonato finisce per sperimentare un impagabile senso di libertà nel lanciarsi e scandire a squarciagola le parole e i messaggi del Rap della Banda Riciclante.
Ma la cosa più emozionante è la parata dell’ultimo giorno insieme per le strade, in mezzo alla gente, ed è condivisione totale, si torna carichi e stanchi, grati ed euforici .
A Salerno i bambini della scuola hanno fatto la loro parte in una grande parata, partecipatissima, lunga, in un percorso significativo e la gente davanti a tanto trasporto non ha potuto rimanere insensibile, c’è chi ci ha seguito, chi ha chiesto, chi ci incoraggiava o semplicemente chi si è fermato nonostante le frenesie della vita moderna e non ha potuto fare a meno di lasciarsi andare ad un sorriso come a comprendere la bellezza e riconoscere che la forza dei bambini tutti uniti possa veramente spostare qualcosa.
Il congedo
Quando si va via da un luogo lo si fa sempre con un misto di velata nostalgia e di crescente euforia per la prossima meta, lo abbiamo sperimentato dalla prima tappa.
Sorgono spontanee mille domande, avremo fatto bene il nostro lavoro? Tra tutti i bambini e ragazzi ci sarà qualcuno che avrà recepito e accolto il nostro lascito?
Magari qualcuno di loro deciderà diventando grande di cambiare il mondo, quanto avremo contribuito noi col nostro intervento nelle sue scelte e nei suoi indirizzi?
Non lo sapremo mai, abbiamo fatto un conto che si svela e ci dice che alla fine del tour potremmo dire di aver portato Banda Riciclante a più di 1200 bambini.
La Dirigente e le insegnanti della scuola, con il loro calore e la loro sincera partecipazione, ci hanno fatto sentire molto la nostalgia di chi deve lasciare ma l’avvolgente Salerno, alleata col fato, ha deciso che alla fine dei conti non potevamo andarcene così .
Tanto ci ha dato, tanto pretendeva.
Siamo finiti per restare ancora un po’ fuori programma, il traghetto che doveva portarci a Palermo ha giocato con noi fino a decidere che avrebbe salpato le ancore con più di 12 ore di ritardo. Questo “disagio” non preventivato ci ha dato la possibilità di vedere meglio la città col suo cuore antico pulsante e di iscrivere la tappa di Salerno come la più lunga di tutto il tour, da domenica a domenica.
Ma adesso è la volta buona, Banda Riciclante non teme la lentezza ma sa che non può fermarsi, non ancora, le turbine han preso a girare e la chiglia della nave è circondata da una spuma bianca di acqua di mare. Lunedì mattina saremo a Palermo.